Antonucci Ezio
Antonucci Ezio
Ezio Antonucci nato a Salerno il 10/3/1954 ha iniziato l’aikido il 07/07/1969 con la società Aikido Club Salerno ubicata presso lo stadio comunale “D. Vestuti” di Salerno.
L’insegnante all’epoca era il M° Ikeda Masatomi, 4° dan, maestro anche di Judo e con un passato di sumotori.
L’Aikido, seppure con la direzione del predetto Maestro giapponese, aveva pochissimi proseliti, provenienti, peraltro, da altre arti marziali e sports.
Le ragioni di tale numero di atleti era, forse, legata alla totale mancanza di pubblicità e, ancora, l’indirizzo che a tale disciplina veniva dato dai dirigenti dell’epoca, gli stessi, peraltro del Judo.
La partenza improvvisa del maestro Ikeda, nel novembre del 1970, creò non poche difficoltà al settore.
Da premettere che l’Aikido Club era stato, sin dalla sua costituzione, iscritto con tutti gli atleti, all’Aikikai d’Italia.
Il direttore tecnico dell’Aikikai era il Maestro Shihan Hiroshi Tada, 8° dan, coadiuvato dai maestri Fujimoto ed Hosokawa.
Iniziava, così, con la partenza del Maestro Ikeda, la necessità di organizzare stages a Salerno e di partecipare attivamente a quelli che venivano tenuti in altre città italiane.
Ezio Antonucci partecipava a decine e decine di raduni, nei quali molto spesso vi erano ospiti maestri giapponesi di elevata bravura come Tada, Asai, Chiba, Noro, Tamura, Seino, Kitaura e altri, i quali esprimevano il loro diverso modo di interpretare l’aikido.
Ed era, proprio, ad uno di questi stages a Padenghe del Garda che l’Antonucci, a soli venti anni, conseguiva la cintura nera, era il 24 agosto 1974, era anche il più giovane sho-dan di Aikido italiano e, forse, d’Europa, fino a quella data.
L’Antonucci con il conseguimento dello sho dan diventava professionista di aikido.
Successivamente, il M° Hosokawa veniva incaricato dall’Aikikai quale responsabile tecnico per il sud Italia.
Il rapporto fra l’Antonucci e il M° Hosokawa era tra i più felici, molto spesso collaborava, infatti, con il maestro a numerose manifestazioni.
Il M° Hosokawa era più volte a Salerno dove teneva pregevoli lezioni ad adulti e bambini.
Dopo alcune incomprensioni con alcuni aikidoka e vicissitudini, anche tecniche, l’Antonucci restava solo a dirigere il dojo, era l’anno 1976 e, unitamente, a tutti i suoi allievi, dopo un memorabile stage a Catania con il M° Giovanni Filippini, entrava a far parte della Federazione Italiana Karate e discipline associate.
Il M° Filippini veniva chiamato a dirigere numerosissimi stages a Salerno e l’Antonucci si recava molto spesso a Milano, dove il predetto dirigeva una bellissima palestra il Ren Bu Kan, e lì conosceva il M° Kawamukai Motaghe, uno dei promotori dell’Aikido italiano, con il M° Tadashi Abe.
Con le lezioni del M° Filippini a Salerno gli iscritti all’Aikido Club erano centinaia, e la piccola struttura dello stadio “D. Vestuti” riusciva a malapena a sopportare tale numero crescente.
Il 12 settembre 1976 a Portorecanati, esaminatore il maestro Kawamukai, l’Antonucci conseguiva il 2° dan., e, ancor prima di conseguire la laurea in giurisprudenza iniziava a lavorare come impiegato presso la Regione Campania.
Nel febbraio 1978, il M° Filippini invitava privatamente in Italia il M° Hirokazu Kobayashi, 8° dan, di cui era allievo.
La conoscenza della evoluta tecnica del M° Kobayashi, stravolgeva completamente l’aikido e le tecniche ed entusiasmava enormemente.
Nel 1981 Ezio Antonucci aderiva all’Unione Aikido Kobayashi Dojo ed era in questa ritrovata scia tecnica, ed anche umana, il M° Kobayashi era molto vicino ai suoi allievi occidentali, che l’Aikido salernitano cresceva e si diffondeva e continuerà ad essere così, nonostante la dipartita di Shihan Kobayashi, avvenuta prematuramente il 28 agosto 1998, a causa di un male incurabile, nei confronti del quale nessuna tecnica del Maestro è riuscita a neutralizzarlo.
L’Antonucci dopo la laurea in giurisprudenza si trasferiva a Milano dove, a seguito di concorso, si impiegava presso il Credito Italiano, banca di interesse nazionale.
Nel 1/7/1982 all’Antonucci veniva conferito il 3° Dan da Shihan Kobayashi e sempre dal predetto il 4° il 12/12/1987. Il 19/2/1995 Ezio Antonucci costituiva la F.it.A. Federazione Italiana Aikido, intesa alla diffusione dell’Aikido Kobayashi, successivamente il 4/4/2012 infine dava vita, con molti dei suoi allievi più anziani, all’Accademia Aikido Buikukai Hirokazu Kobayashi scegliendo come direttore tecnico Shihan Andrè Cognard del quale comunque ne segue gli insegnamenti sin dal 1984 iscrivendo tutti i suoi allievi alla Kokusai Aikido Kenshukai Kobayashi Hirokazu Ha.
Una volta abbandonata la banca l’Antonucci si trasferiva, nuovamente , a Salerno e iniziava la professione di avvocato.
Attualmente, Ezio Antonucci è avvocato ed è 7° dan ed insegna, ancora, presso il dojo Aikido Club Salerno e anche in Italia e all’estero e dove gli viene richiesto.
Per lui l’Aikido è diventato “un motivo di vita”.

LA FERMA DETERMINAZIONE

Uno degli intenti dell’Aikido credo che sia la possibilità di mutare la propria vita, anche con l’esternare le proprie capacità di determinazione.

E’ pacifico che la volontà deve essere quella di desiderare, comunque, cambiare anche perché non si può fare nulla senza volerlo.

Ma, quando a questa disponibilità si aggiungerà, anche, una forte ingerenza dell’arte dell’Aikido è chiaro, a questo punto che un’altra delle forme di manifestarsi di quest’arte si sarà attuata.

Il cambiamento non può, sicuramente,svilupparsi in maniera immediata, come sono tutte le cose della vita che vanno viste in progressione, ma esso si attuerà, a poco a poco, e con il passare del tempo.

E ritengo che l’allievo potrà accorgersi di questa progressione di cose con il normale svolgere della vita di tutti i giorni.

Sarà, allora, determinato nelle scelte nel proprio lavoro, nello studio e in tutte le piccole cose in cui dovrà riunirsi con se stesso per decidere.

Allora, uscirà fuori quello che è quest’altro aspetto dell’ Aikido,la ferma volontà di decidere le cose, ritenendo, fra l’altro, anche che quanto verrà scelto è il giusto.

Ed è proprio questo che è meraviglioso tra gli aspetti « oscuri » di questo metodo.

Di questo cambiamento cominceranno ad accorgersi, le persone vicine, e quelle che si incontrano più volte, che confermeranno questa metamorfosi.

Certamente non sarà qualcosa di negativo, cioè non un borioso e spavaldo atteggiamento, ma quel pizzico di volontà decisionale nelle nostre piccole e grandi cose da espletare nella vita di tutti i giorni che si faranno apprezzare all’ esterno per tale propensione a scegliere con capacità e, comunque, con tranquillità.

All’uopo, vorrei porre l’attenzione di ciascun praticante al giorno successivo a quello in cui si è tenuto l’allenamento; tutto sembra diverso, più tranquillo, ogni cosa si vede sotto un’ottica decisamente più normale, niente è più impossibile e tutto sembra più facile.

Questa specie di « tranquillità » temporanea non è generata, meramente, da una attività fisica, bensì, diventa, a mano a mano, che si procede nel « do », una forma sincera di vita di come affrontarla nella più adeguata delle possibilità.